Le pietre a secco

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LE STRUTTURE IN PIETRE A SECCO

Quante storie potrebbe raccontare una pietra. Nella Terra delle Gravine l’utilizzo di questo materiale si tramanda dalla notte dei tempi. I pagghiari, le corti e tutte le strutture realizzate con le pietre a secco hanno delle funzioni specifiche legate al territorio. Generalmente questo materiale veniva utilizzato perché recuperato dal lavoro di dissodamento (spietramento) dei terreni rocciosi della Murgia al fine di renderli coltivabili.

Le pietre venivano dapprima portate via e accatastate, per poi man mano poterle utilizzare per recintare i terreni stessi. Qualora fossero in esubero venivano utilizzate per realizzare delle strutture più complesse come depositi o corti per contenere gli animali o i pagghiari, per uso abitativo. Questi ultimi si avvicinano come tipo strutturale più ai nuraghi sardi che ai trulli della Valle d’Itria, per una ragione semplicissima: hanno una struttura tronco-conica che era funzionale a creare delle superfici piane sulle quali venivano messe ad essiccare le provviste (pomodori, fichi, ecc.), alla base dell’economia locale.

MURETTI, PAGGHIARI E SINI

I muretti a secco, oltre ad essere belli da vedere e caratterizzare il territorio, avevano anche una funzione molto importante: quella di trattenere l’acqua per le piante. Infatti possono essere considerati dei veri e propri serbatoi di acqua!

Siamo in una terra arida dove la scarsità di questa risorsa determina la sopravvivenza e, dunque, trattenere l’acqua è di fondamentale importanza. A tale scopo venivano realizzati muretti attorno alle piante o cumuli di pietre nelle vicinanze (sini), in particolare di ulivi.

Il caldo estivo afoso delle ore pomeridiane (la controra) carico di umidità, entrando negli interstizi dei muretti a secco trova una temperatura più bassa, permettendo all’aria di condensare e far accumulare l’umidità all’interno di tali strutture. L’acqua così generata per gravità percola verso il terreno sottostante mantenendolo costantemente fresco ed umido.

L’insieme dei pagghiari, aie, sini rendeva gradevole la vita sia degli uomini che delle piante, in quanto all’interno di un pagghiaro possiamo trovare un microclima fresco d’estate e caldo d’inverno ed allo stesso modo avviene per i muretti attorno alle piante. Per tutti questi motivi è di estrema importanza la presenza di maestranze che sappiano realizzare a regola d’arte, con l’amore e il rispetto necessari, queste opere.

LA POESIA DELLA PIETRA A SECCO

La realizzazione di tali opere ha un basso costo dei materiali utilizzati, trattandosi di pietre di scarto della lavorazione agricola, ciò che è più oneroso, invece, è il tempo necessario a realizzare queste vere opere d’arte che la pazienza e la maestria degli artigiani rendono pressoché eterne. Un muro a secco è un elemento che non necessita di manutenzione ordinaria ma che offre scenari rurali di indubbia bellezza e rarità. Caratterizzato da opere sempre diverse l’una dall’altra e che la perizia dell’artigiano può rendere ancor più caratteristiche, alternando pietre di varie dimensioni e colore.

In una passeggiata lungo i tratturi che caratterizzano il Parco Terra delle Gravine, costeggiando un muretto a secco e ritrovandosi di fronte ad un pagghiaro, sarà possibile godere di un benessere interiore che solo un paesaggio millenario, tramandato dal sapere e dalla cultura degli antichi abitatori di queste terre, sa dare.

COSTRUIRE UN MURETTO A SECCO

La roccia utilizzata è un calcare duro. Per realizzare un muro a secco la tecnologia è praticamente rimasta invariata nel tempo. Trattandosi di una tecnica poco invasiva e naturale gli strumenti di cui abbiamo bisogno sono semplici: le aste disposte in verticale che delimitano la sezione iniziale e quella finale del tratto di muro che vogliamo realizzare; lo spago con cui legare a varie altezze i fili orizzontali che delimitano la linea oltre la quale le pietre non devono sporgere; una martellina con la quale smussare le asperità delle pietre; un secchio per trasportare le pietre più piccole da utilizzare come zavorra.

La parte più importante, da realizzare con la massima cura, è sicuramente la base, che deve essere quanto più possibile piana, tale da evitare che le pietre alla base del muro possano scivolare portando con sé l’intero muro sovrastante. Si parte dunque dalla base posando pietre di maggior dimensione, procedendo verso l’alto con altre pietre di dimensioni inferiori, posizionate in modo tale che scarichino il peso verso quelle inferiori.

Lo schema di realizzazione è a livelli (fasce orizzontali). In un primo momento si realizza la facciata di un lato del muretto e successivamente quella dell’altro lato, inserendo tra le due, cercando di non lasciare troppi spazi vuoti, pietre più piccole che fungono da riempimento e da base per il livello successivo (zavorra). È necessario prestare molta attenzione nel posizionamento di una pietra affinché questa sia stabile e a tale scopo si utilizzano delle schegge (cunei) che le blocchino, infilate ad incastro. Si procede quindi per strati fino all’altezza desiderata.

A questo punto bisogna realizzare la cosiddetta coperta, cioè la sommità del muro che serve a ripararlo dall’azione meccanica della pioggia. La coperta è realizzata con grosse pietre posizionate in maniera trasversale rispetto alla linea del muro.